Butrinto e Apollonia, perle d'Albania

In questo articolo andremo alla scoperta di due luoghi affascinanti, vicinissimi alla nostra Italia. Qui troviamo due siti archeologici davvero molto interessanti e suggestivi, incastonati nella natura incontaminata del territorio albanese: stiamo parlando di Butrinto e Apollonia.

Oltre al Parco Nazionale (Patrimonio UNESCO) che comprende una grande varietà di habitat naturali, seminaturali e artificiali che custodiscono una gran varietà di animali e piante, incluse specie in estinzione su scala mondiale, Butrinto è un microcosmo di storia mediterranea che ben rappresenta l’ascesa e la caduta dei grandi imperi che dominarono la regione. Oggi è una caterva di monumenti che riflettono un periodo di più di due millenni, dai templi ellenistici del IV sec. a.C. ai sistemi difensivi ottomani del primo Ottocento.

Secondo la mitologia classica, l’antica Buthrotum fu fondata dagli esuli fuggiti dalla caduta di Troia. Una volta arrivati, Elleno, figlio di Priamo, sacrificó un bue, che ferito si trascinò sulla risacca e morì sulla spiaggia. Considerandolo di buon auspicio, il luogo fu chiamato Buthrotum, cioè “bue ferito”. Il poema epico di Virgilio, l’Eneide, racconta di Enea in viaggio per l’Italia che fa visita a Butrinto.

Butrinto deve la sua crescita e fama precoce a un santuario dedicato ad Esculapio, dio della medicina, fondato nel IV sec. a.C. Il santuario era ubicato sul pendio meridionale dell’altura acropolare. I fedeli visitavano il santuario per venir curati da malattie e donavano oggetti simbolici e denaro al dio e ai sacerdoti. Il santuario portò alla creazione di Butrinto e la forza sacra dell’acqua locale venne venerata per tutta la durata della città. Le ninfe, a cui diversi monumenti erano dedicati, erano dee naturali particolarmente legate all’acqua, per cui la loro adorazione era molto popolare nella zona. Una grotta con diverse figure votive che lo testimoniano è stata scoperta vicino a Konispoli, a sud di Butrinto.

Nel IV sec. a.C. Buthrotum era divenuta importante e così intorno al 380 a.C. l’insediamento fu fortificato con nuove e lunghe mura con cinque porte, a cintare un’area complessiva di 4 ettari. Nel 228 a.C. la città divenne di dominio romano e nel I sec. d.C. insieme a parte della provincia romana di Macedonia. Giulio Cesare vi fondò una colonia e vi insediò i veterani intorno al 45 a.C., mentre Augusto raddoppiò l’area cittadina e il numero di neoinsediati romani. Le nuove strutture costruite inclusero un acquedotto, delle terme, svariate case, il Foro e un ninfeo. Nel III sec. d.C. un terremoto distrusse gran parte della città, che da lì in poi cominciò un lungo declino. Agli inizi del VI sec., Buthrotum divenne sede vescovile e si costruirono un grande battistero (una delle strutture paleocristiane maggiori di questo genere) e una basilica

La città fu governata da Bisanzio fino al XII sec., dopodiché passò di mano molte volte, dato che era posizionata su un punto strategico dell’Adriatico, la rotta ionica marinara. Fu particolarmente contesa tra Venezia (che ci costruì vari avamposti. Vedi foto) e l’Impero Ottomano fino all’indipendenza dell’Albania nel 1912.

Cambiando destinazione, il parco archeologico di Apollonia si trova a 12 km a ovest di Fier, a ridosso del paese di Pojan. L’antica città si erge alle falde di una solitaria collina di fronte alla laguna di Darzeza, tra la foce del fiume Seman e quello di Voiussa. L’area archeologica si estende su una superficie di 137 ettari e tremila anni di tempo, dove reminiscenze di civiltà illiriche, greche, romane, bizantine e ottomane ne testimoniano oggi la storia. L’area è una intatta oasi verde che si prolunga fino al mare. Seguendo i percorsi sotto l’ombra degli ulivi, querce e della vigorosa vegetazione, scorgiamo le imponenti mura di pietra, l’agorà, il buleterion, i colonnati di marmo, la stoà, la necropoli, le terme, il ginnasio, il ninfeo, i mosaici e altri monumenti che arricchiscono questo posto incantato.

Apollonia fu fondata nel 588 a.C., in una località occupata da tribù illiriche. La città fiorì durante il periodo romano e fu sede di una rinomata scuola di filosofia. Cicerone, il famoso oratore romano, rimase affascinato dalla bellezza della città definendola nelle sue Filippiche "magna urbs et gravis", ovvero "città grande e importante". Gli scavi archeologici hanno dimostrato che la città prosperò dal IV secolo a.C. al III d.C. quando, come avvenne per Butrinto, un terremoto devastò le principali infrastrutture tra cui il suo porto sul fiume Voiussa che, con il terremoto, cambiò il suo corso naturale e creando casi di malaria nelle zone circostanti. Di conseguenza, la popolazione della città diminuì fino a quando non fu quasi disabitata.

Le fonti dipingono una fiorente cultura e un porto molto attivo durante il periodo di splendore della città, che disponeva anche della propria zecca per la produzione delle monete, ritrovate fino ai piedi del Danubio.

Apollonia aveva un muro lungo 4 Km che circondava un’area di 137 ettari. È stato stimato che durante il picco della civiltà in città vivevano ben 70.000 abitanti. Tra i monumenti più interessanti ci sono l’edificio del consiglio comunale, la biblioteca, l’arco di trionfo e il tempio di Artemide.

Degno di nota anche l’Odeon, che risale al II secolo a.C. e ospitava una volta circa 10.000 spettatori, e il passaggio pedonale coperto a due piani, lungo 77 metri.

Fu riscoperta dai classicisti europei nel XVII secolo anche se solo nel 1916-1918 con l’occupazione austriaca che gli archeologi iniziarono ad investigare il sito. Il loro lavoro fu continuato da un team francese nel 1924-1938. Parti del sito furono danneggiate durante la Seconda guerra mondiale.

Dopo la guerra, una squadra albanese intraprese ulteriori lavori dal 1948 in poi, sebbene gran parte del sito rimanga sconosciuta ad oggi. Alcune delle scoperte archeologiche della squadra sono esposte all’interno del monastero di Ardenices, divenuto Museo di Apollonia, e nella capitale Tirana.

Sfortunatamente, durante l’anarchia che seguì il crollo del regime comunista del 1990, la collezione archeologica fu saccheggiata e il museo fu temporaneamente chiuso. Le rovine venivano spesso scavate dai saccheggiatori perché le reliquie fossero vendute ai collezionisti all’estero.

Nel Dicembre 2011 è stato inaugurato un nuovo museo, sotto la direzione di Marin Haxhimihali. Ha sostituito un museo più vecchio che risale al 1985 ed è stato finanziato dall’UNESCO. Oggi il sito è facilmente accessibile dalla vicina città di Fier e offre sia viste uniche della costa adriatica che una vasta collezione di oggetti storici e archeologici di interesse.