Herdonia, un tesoro dimenticato

L’antica Herdonia, oggi Ordona, è un tesoro artistico a cielo aperto. Ne potete avere certezza recandovi di persona sul posto. È facilmente raggiungibile: la troverete sulle prime colline del Tavoliere centro-meridionale delle Puglie, venti chilometri a sud di Foggia.

La situazione è davvero critica: uno scempio a cielo aperto che grida vendetta!

Di qui, il nostro invito: andateci subito anche voi! Perché Herdonia è un esempio di storia conservata nel tempo e, come tale, va difesa con forza.

Non importa se per arrivarci bisogna chiedere il permesso e attraversare una masseria privata; non importa se per accedere agli scavi bisogna procedere per sentieri non proprio agevoli; lo spettacolo che ci aspetta vale la pena di essere visto. E così, con spirito da esploratori, avviciniamoci alla città e godiamoci quel che resta dell’antica Herdonia!

C’è un cartello che ci accoglie e ci spiega l’origine neolitica dei primi insediamenti in quest’area e un po’ tutta la storia della città. Ma noi preferiamo incamminarci tra le rovine e cercare di ricostruire la varie fasi della vita di Herdonia. Magari anche un po’ vagando con la fantasia, compiendo un viaggio a ritroso pensando agli uomini ed alle donne che hanno potuto godere dello splendore di questa città oggi sepolta nella campagna pugliese!

Riviviamo il periodo romano di Herdonia, il più florido. Se ne scorgono immediatamente i tratti scrutando il ben definito spazio nel quale si sviluppò la città romana: l’area è ancora oggi delimitata, seppur non completamente, da un solido muro in opus caementicium.

Un giorno o forse una notte, chissà, un gruppo di Romani attratti dalla posizione strategica per il commercio, soprattutto del grano, di questo luogo del Tavoliere, cominciarono a costruire la loro città! Si tratta di circa ventiettari di terreno progressivamente occupati nel tempo da edifici pubblici e privati di cui possiamo osservare i resti.

Ed allora iniziamo la nostra passeggiata esplorativa attraversando la via Traiana e giungendo proprio nella piazza, il foro. Immaginiamo, così, di camminare sotto i portici che delimitavano l’ampio spazio della piazza romana dove si svolgeva la vita pubblica e comunitaria dei cittadini di Herdonia. Poi, usciamo dal foro e facciamo una sosta davanti al possente ed alto podio del tempio eretto per amministrare i riti religiosi alle divinità romane.

Ancora, addentriamoci nella basilica, un edificio che oggi definiremmo polivalente in cui si amministrava la giustizia, si tenevano riunioni e manifestazioni, si discutevano problemi politici e si svolgevano gli affari. Raggiungiamo quindi il mercato (macellum), dove giornalmente si vendevano pesce, carne e frutta e facciamo un giro nelle botteghe (tabernae) per osservare dove venivano conservati e venduti vari tipi di alimenti e merci.

Magari sostiamo in quello che era il bar dell’epoca facilmente riconoscibile dai resti dei contenitori infossatiche servivano per la conservazione di olio e vino. E concediamoci, infine, un po’ di svago nell’anfiteatro, il luogo preferito dai romani per il tempo libero. Non c’è che dire: siamo di fronte ad un quadro che raffigura una vivace e florida comunità romana! Herdonia è proprio un luogo privilegiato, perché consente di godere ancora di uno squarcio della vita al tempo dei romani, gente per cui l’imperativo categorico era quello di vivere bene soprattutto nella propria città!

Insomma, un vero e proprio tesoro a cielo aperto, se non fosse che siamo di fronte ad un’arte ferita dall’incuria! Quella del sito archeologico pugliese, dal fascino immediatamente percepibile, è una faccenda per niente semplice da risolvere. Potremmo paragonare ad un giallo questo delitto sulla città romana: chi è il colpevole dell’ incuria e dell’abbandono?

Vi diamo le chiavi di lettura di questo enigma: gli scavi per riportare alla luce Herdonia iniziarono il 26 novembre 1962. A condurli, una missione archeologica belga che diede l’avvio ad una serie di ricerche che, nel tempo, hanno consentito di analizzare l’occupazione del territorio, di ricostruire la rete viaria, di studiare lo spazio cittadino e la necropoli romana. Tuttavia nel 2000 colpo di scena… le ricerche furono bruscamente interrotte!

Come mai l’attività archeologica fu interrotta? Semplice ed anche un po’ banale, se vogliamo: perché i proprietari dell’area, i conti Cacciaguerra non trovarono l’accordo con lo Stato sul prezzo di esproprio. Le concessioni di scavo vennero revocate e addirittura molti monumenti dovettero essere sepolti di nuovo ed in fretta, perché non se ne potevano garantire il restauro e la conservazione!!!<<”Purtroppo l’impossibilità di raggiungere un accordo con la famiglia Cacciaguerra – denuncia Anna Maria Tunzi, della Soprintendenza per i Beni archeologici della Puglia– non ci consente di intervenire con misure che tendano alla valorizzazione, né tanto meno alla tutela dei beni artistici di Herdonia”>>. 

Insomma, una vera e propria dichiarazione di resa da parte di chi è preposto a tutelare (e a far sorgere) la passione degli italiani per l’arte? Sembrerebbe proprio di sì: <<”Agire in zone di proprietà privata è impossibile per la Soprintendenza - riconosce la Tunzi - Se questo braccio di ferro che dura ormai da anni non si definisce, per noi è impossibile sbloccare fondi a favore di Ordona”>>.

L’area archeologica, quindi, non potrà mai essere pienamente fruibile da tutti e non se ne potrà mai promuovere l’accessibilità e lo sviluppo. Insomma quella che si percepisce è un’impressione di totale degrado: le colonne della basilica abbandonate a terra, gli antichi monumenti consumati e l’intera area invasa dalle erbacce.

<<”L’Amministrazione comunale ha le mani legate -spiega Rocco Settimio Formoso, ex sindaco di Ordona (2010-2015)- non poter valorizzare una così importante risorsa e in quanto proprietà privata, crea non pochi malumori. Il problema non può essere risolto a livello comunale perché soltanto il Ministero per i Beni e le Attività Culturali può procedere all’esproprio. Qualche anno fa -prosegue l’ex sindaco Formoso- tentammo anche di acquistare il sito e sembrava si stesse raggiungendo un accordo. Tuttavia, all’ultimo momento, l’accordo sfumò di fronte ad una richiesta troppo onerosa da parte dei proprietari.

L’unico risultato che siamo riusciti a raggiungere è stato quello di poter accedere a dei fondi stanziati dall’ Ente Unione dei cinque Reali Siti che ci permettono quantomeno di rendere fruibile e di valorizzare il Museo della Necropoli dell’antica Herdonia. Non ci arrendiamo, però, e tenteremo di tenere i fari accesi su questa dolorosa situazione in cui versa l’area archeologica”>>.

Purtroppo, stando così le cose, la zona visibile di Herdonia è circoscritta ad un piccolo centro città. Si tratta addirittura di un misero 10-20% rispetto a quanto potrebbe essere riportato alla luce. L’illusione di ridare l’antico splendore ai 20 ettari di Herdonia, ricchi di vestigia ancora sepolte, attualmente sembra un’impresa non facile se non addirittura impossibile.

Noi ci siamo stati, l’abbiamo visitata Herdonia e, nonostante tutto, abbiamo trascorso dei momenti davveropiacevoli. Permetteteci una riflessione: non sono solo quattro pietre, c’è molto di più da godere, di questa Puglia che non c’è più! Andateci anche voi!