L'Anfiteatro Augusteo di Lucera

Adagiata sui tre colli di Albano, del Belvedere e Sacro, Lucera domina la piana del Tavoliere delle Puglie. Abitata già in epoca antichissima, il suo nome, di probabile origine osca, deriverebbe dall’etrusco luc (bosco) eri (sacro), per la presenza di un bosco sacro citato anche in alcuni documenti. Fedele alleata di Roma durante le guerre sannitiche, colonia romana dal 314 a.C., celebrata da Cicerone, Cesare, Plinio, Orazio, Tacito, Livio, conobbe un grande splendore in epoca imperiale. Uno dei monumenti più significativi dell’epoca è l’anfiteatro romano, eretto in onore di Ottaviano nel I secolo a.C.

Unico nel suo genere in tutta la Puglia, l’Anfiteatro romano fu costruito in età augustea sfruttando in parte una depressione del terreno; è stato abbondantemente restaurato a più riprese negli ultimi anni. Ha la forma di un'ellisse molto schiacciata (m 131,20 x 99,20). Il muro perimetrale originariamente in mattoni con rivestimento in qualche tratto di blocchi lapidei, presenta una serie di grandi riseghe che davano movimento all'architettura esterna dell'edificio. Un ambulacro correva immediatamente all'interno e doveva servire anche al passaggio degli spettatori al piano superiore, ora del tutto scomparso. Due ingressi principali si aprivano all'estremità dell'asse maggiore e due secondari, all'estremità dell'asse minore, immettevano alla sottostante parte della cavea, all'arena e ai sotterranei. Sono stati ricostruiti i due grandi portali degli ingressi principali: due colonne con capitelli ionici reggono l'iscrizione dedicatoria e il soprastante timpano triangolare con al centro uno scudo rotondo attraversato da un giavellotto. L'iscrizione, ripetuta sui due portali, ricorda che l'anfiteatro è stato eretto da Marco Vecilio Campo, di rango equestre, alto magistrato lucerino (duovir iure dicundo), in onore dell'imperatore Cesare Augusto e della colonia di Lucera. Dal portale ovest, per una scala rifatta modernamente (ai lati, ambienti in opus reticulatum; accanto, un blocco con bassorilievo raffigurante strumenti di lavoro), si scende all'arena; la muratura del podio che girava attorno ad essa era in origine rivestita di grosse lastre: il parapetto del podio era formato pure da lastre arrotondate nella faccia superiore, con fori piombati per l'incastro di una rete o ringhiera di protezione.

Pochi elementi rimangono anche dei gradoni, ricostruiti per tre ordini (l'andamento attuale del terreno non corrisponde però all'andamento della cavea, originariamente molto più ripida, dovendo superare gli ambulacri e i portali). Sotto al podio, al piano dell'arena, sono piccoli ambienti di servizio. Intorno all'arena gira una cunetta di scolo, probabilmente scoperta anche in origine: un canale collettore raccoglieva le acque sotto il pavimento dell'arena, che attraversava lungo l'asse maggiore, portandole a valle attraverso un cunicolo, oggi interrotto. Dagli ingressi sull'asse minore si accede agli ipogei sotto il piano dell'arena, formati nella parte scavata da tre grandi ambienti rettangolari costruiti tutti in laterizio.

Gli scavi hanno dimostrato che l'anfiteatro occupava una precedente area di abitazioni romane di età repubblicana, del II-I secolo a.C. (resti si trovano nella zona dell'ingresso minore); in precedenza la zona era servita a necropoli, come documentano tombe a grotticella con materiale del III secolo a.C. rinvenute sotto la cavea dell'anfiteatro.