Villa del Casale, una villa principesca

Nel cuore della Sicilia, antico granaio di Roma, una lussuosa dimora tardo-imperiale custodisce straordinari mosaici con scene di vita e di caccia, e immagini di eroi e divinità di affascinante bellezza.

La cosiddetta Villa del Casale di Piazza Armerina, in provincia di Enna, in Sicilia, è uno straordinario esempio di dimora di lusso di epoca imperiale. Appare così sontuosa e differente rispetto al modello tipico della villa romana (che era una casa di campagna con annessi terreni agricoli) da essere paragonata a una residenza imperiale. Questo equivoco ha fatto immaginare che fosse appartenuta al tetrarca Massimiano, oppure a suo figlio, l’imperatore Massenzio (278-312 d.C.). Oggi, invece, si crede che il proprietario fosse Lucio Aradio Valerio Proculo, prefetto dell’Urbe, console nel 340 d.C. e governatore della Sicilia attorno al 330 d.C.

Si tratta, in ogni caso, di una villa lussuosa, di grandi dimensioni, costruita in epoca tardo-imperiale, che mostra l’utilizzo del territorio in una delle regioni rurali dell’Impero d’Occidente, ossia il cuore della Sicilia. La residenza è particolarmente famosa per la ricchezza e la qualità dei mosaici, che risalgono al IV secolo d.C. e sono considerati tra i più belli della zona. Un autentico tesoro musivo, che testimonia la ricchezza e le abitudini di vita della classe dominante romana: non solo ricca e agiata, ma anche dotata di un raffinato gusto artistico. La villa si sviluppa in ben 48 ambienti (per una superficie complessiva di circa 3.500 m2), tra cui un ingresso monumentale con archi e fontane, una grande sala da ricevimenti e diversi appartamenti padronali. Tutte le aree sono ricoperte da mosaici in perfetto stato, forse eseguiti da maestri africani, che ritraggono scene di vita quotidiana, caccia a grandi animali (tra cui molte specie esotiche, come leoni, antilopi, elefanti e struzzi: il tema è così insistito che si è pensato che il proprietario trafficasse in belve per l’allestimento di venazioni spettacolari nelle arene), episodi mitologici (come le fatiche di Ercole, o Ulisse di fronte a Polifemo) e giochi.

La Villa del Casale rappresenta una testimonianza assolutamente unica, fondamentale per la conoscenza della vita quotidiana e della civiltà romana dell’epoca tardo-imperiale, di cui ci viene offerto, grazie alla perfetta conservazione degli ambienti e delle rappresentazioni a mosaico, un quadro di “prima mano”. Annesso all’abitazione sorge un complesso termale, che con ogni probabilità era accessibile anche agli estranei, oltre che ai proprietari della tenuta. La principesca dimora continuò a essere abitata fino in epoca bizantina e altomedievale (tra il V e il VII secolo), mentre nel periodo arabo-normanno (tra il X e il XII secolo) venne utilizzata come emporio e centro agricolo.

A cavallo fra il Trecento e il Quattrocento si formò nella zona un centro abitato chiamato Casale, dal quale deriva la denominazione dell’area archeologica, scavata, a partire dagli anni Cinquanta del Novecento, dall’archeologo Gino Vinicio Gentili, che ne cominciò l’esplorazione dopo le segnalazioni degli abitanti. A partire dal Cinquecento, in seguito ad alluvioni e smottamenti, l’antico insediamento romano venne abbandonato, ma proprio la copertura di terra e fango fece in modo che l’eccezionale patrimonio di mosaici della villa si conservasse inalterato per i posteri.