Il draco, il protettore "barbarico" della cavalleria

Il draco era sicuramente una delle insegne più spettacolari dell’esercito romano. Tuttavia, non faceva parte del tradizionale bagaglio di vessilli issato dalle legioni per le terre d’Asia e d’Europa. Entrò in uso, infatti, solo nell’epoca più tarda dell’Impero, e la sua adozione da parte dei Romani fu probabilmente dovuta all’ingresso fra i ranghi legionari di soldati di origine sarmatica o dacia.

Il draco era un’insegna della cavalleria, portata da un signifer (il legionario portatore d’insegne) chiamato draconarius. Consisteva in un’asta di legno sulla cui sommità era fissata una testa metallica e cava, che riproduceva le fattezze di un animale ruggente: di solito un drago, a volte un lupo.

Attaccata a questa testa c’era una manica a vento, di colore rosso o comunque sgargiante, che durante il galoppo si riempiva d’aria e creava l’impressione che il draco avesse un lungo corpo sinuoso e serpentiforme e anche che, grazie ad un sistema semplice ma ingegnoso, emettesse un suono simile ad un verso incutendo timore ai nemici.

Un draco è raffigurato fra i trofei catturati ai Daci durante la vittoriosa campagna condotta dall’imperatore Traiano: si ritiene, quindi, che si trattasse di un’insegna tipica di quei popoli barbarici, di cui i Romani, affascinati, si impossessarono.