L'organizzazione di un esercito invincibile

L’organizzazione militare legionaria, seppur ferrea, era sempre pronta ad adattarsi ai tempi e alle necessità del momento. Anche nell’ambito di una rigida gerarchia, chiunque ne avesse le capacità poteva fare carriera.

Il termine “legione” veniva usato per definire in modo generico l’esercito: l’insieme degli uomini chiamati a combattere e smobilitati a conclusione di una guerra. Ogni cittadino romano era chiamato a prestare servizio militare e nessuno poteva portare le armi se non possedeva lo status di cittadino. Nel periodo monarchico (753-509 a.C.) i cittadini-soldati erano inquadrati in tre contingenti tribali: Ramnes, Tities e Luceres, composti da 1.000 fanti (da cui il termine miles) e 100 cavalieri, al comando di un tribuno. I contingenti erano organizzati in gruppi detti “manipoli” (dal nome del fascio di fieno issato su un’asta, che veniva utilizzato come loro insegna).

Con la riforma di Servio Tullio (570 a.C.), che riorganizzò l’esercito su base economica, i cittadini furono divisi in centurie (in teoria composte da 100 uomini, ma il cui numero poteva variare), ed è probabile che questa terminologia sia stata trasposta anche nell’organizzazione militare. Si può quindi ipotizzare che la legione fosse divisa in centurie di 100 uomini, ognuna al comando di un centurione. Con l’avvento della Repubblica e la creazione dei due consoli (magistrati detentori dell’imperium politico e militare), la legione fu divisa in due unità distinte e autonome, con lo scopo di garantire a ciascun console il medesimo potenziale militare e politico. È probabile che, con l’occasione, anche le centurie siano state divise a metà per mantenerne costante il numero a disposizione di ciascun console, riducendone la consistenza media a circa 50 uomini: l’ipotesi potrebbe spiegare perché, alcuni secoli dopo, i manipoli risultino composti da due centurie di circa 60 uomini. I tribuni militari, che in origine erano tre per ogni legione, vennero raddoppiati, in base al principio che in ogni momento doveva essere garantita la continuità del comando. I centurioni venivano eletti direttamente dai soldati. Due tribuni di estrazione senatoria erano a capo di ogni legione, mentre il comando militare vero e proprio (imperium) rimaneva nelle mani del console. Con la riforma manipolare, introdotta nel IV secolo a.C., ogni legione venne riorganizzata in 30 manipoli: dieci di hastati, i più giovani e prestanti; dieci di principes, i più esperti; e dieci di triarii, i più anziani. Ciascun manipolo era costituito da due centurie di 60 uomini (i triarii di 30), guidate da un centurione prior, che comandava la prima centuria e l’intero manipolo, e da un centurione posterior, che comandava la seconda centuria e sostituiva il prior in caso di necessità. A ogni manipolo erano assegnati 40 velites, scelti tra i meno abbienti (di fatto, i peggio armati), che svolgevano il ruolo di fanteria leggera d’appoggio.

Attorno al 107 a.C., il console Caio Mario annullò i requisiti minimi di reddito, aprendo l’arruolamento a tutti i cittadini: scomparvero i principes, gli hastati e i triarii, e tutti i legionari, con uguali compiti e armamento, vennero inquadrati in coorti composte da circa 500 uomini. Ogni legione era suddivisa in 10 coorti e ciascuna coorte organizzata su tre manipoli, ognuno con le sue centurie prior e posterior, composte da circa 80 uomini ciascuna. All’interno della centuria, i legionari erano ripartiti in gruppi di 8 o 10 uomini, che prendevano il nome della tenda che dividevano, il contubernium. A capo di un contubernium veniva posto un decanus, o caput contubernii, di solito l’elemento più valido ed esperto del gruppo. Nel tardo Impero, la tendenza all’utilizzo di distaccamenti generò un nuovo modello di legione, più piccola e flessibile, con un numero di effettivi compreso tra i 1.000 e i 1.500 uomini. Sebbene le fonti non menzionino centurie e manipoli, è tuttavia ragionevole ipotizzare in questo periodo una ripartizione in sezioni di 80 o 100 uomini: Vegezio cita la figura del centenarius come omologo del centurione, e del ducenarius come comandante di duecento uomini, l’equivalente dell’antico manipolo. Al comando di una legione tardoimperiale vi era generalmente un tribunus, assistito da un primicerius e da un campidoctor (figura che, durante l’alto Impero, identificava il responsabile dell’addestramento di un reparto). Particolare importanza era attribuita ai portatori d’insegna: al tradizionale aquilifer si affiancava ora il draconarius, che recava un’insegna di origine sarmatica a forma di drago.

Fino alla tarda Repubblica, il comando della legione spettava al console. I tribuni erano nominati in numero di sei per ogni legione e si alternavano a coppie, ogni due mesi, per svolgere le funzioni ordinarie di gestione: sicurezza, ispezioni, amministrazione della giustizia. Con la riforma di Augusto, il comando della legione venne affidato a un legatus Augusti pro praetore, magistrato di classe senatoria, nominato dall’imperatore e assistito da sei tribuni: uno di classe senatoria (il tribunus laticlavius) e cinque di classe equestre (i tribuni angusticlavii). Terzo ufficiale della legione era il praefectus castrorum, un militare di carriera, di classe equestre, spesso proveniente dai ranghi inferiori, incaricato di gestire l’organizzazione del campo. La gestione operativa della legione era affidata ai centurioni. Al tempo della riforma di Augusto, i centurioni di una legione erano in tutto 60, ognuno a capo di altrettante centurie da 80 uomini. Mentre in epoca repubblicana i centurioni venivano scelti sul campo, tra gli elementi più esperti e valorosi, in epoca augustea la nomina, pur non trascurando i requisiti di valore e di esperienza, poteva avvenire per promozione dai ranghi inferiori, in genere dopo 10 o 15 anni di servizio; oppure per decreto, in funzione di meriti acquisiti durante magistrature e incarichi civili, o semplicemente dietro raccomandazione di personaggi influenti. Con il progredire della carriera, il centurione passava di coorte in coorte, fino a raggiungere la prima coorte, impresa generalmente non facile dato il notevole numero di aspiranti; ma poteva anche essere trasferito da una legione all’altra, spesso su scenari operativi molto diversi fra loro. Le centurie della prima coorte erano comandate dai migliori elementi, i primi ordines, così chiamati perché costituivano una vera e propria élite dei centurioni della legione, con paga e trattamento superiori a quelli dei loro colleghi. Il centurione primus pilus, comandante del primo manipolo della prima coorte e affidatario dell’aquila della legione, era la figura più importante (di rango non equestre o senatoriale) della legione: riceveva una paga pari a venti, trenta e perfino sessanta volte quella del comune legionario, e faceva parte del consiglio di guerra, assieme al legato di legione e ai tribuni. L’obiettivo di carriera di un centurione consisteva nel percorrere il più rapidamente possibile tutti i ruoli previsti dalla gerarchia, fino a raggiungere la posizione di primus pilus. L’iter delle promozioni partiva dal rango più basso (decimus hastatus posterior, ovvero centurione degli hastati della decima coorte) per scalare in successione, nell’ambito della stessa coorte, i gradini successivi della gerarchia (hastatus prior, princeps posterior, e così via); la carriera proseguiva quindi nella nona coorte con le stesse modalità, e così via fino alla prima coorte. Fino al periodo augusteo si sa poco dei livelli gerarchici inferiori a quello di centurione, i cosiddetti principales.

Non si trattava tuttavia di sottufficiali, ma di semplici soldati con incarichi particolari.

I più importanti erano l’optio, i portatori di insegna (signiferi), i suonatori di strumenti a fiato (aeneatores) e il tesserarius che qui in basso vedremo nei particolari:

L’optio era il primo collaboratore del centurione, che lo sceglieva direttamente (optio significa “scelta”) come uomo di fiducia.

Il suo compito consisteva nell’assistere il centurione e sostituirlo in caso di assenza: poteva aspirare a diventare centurione egli stesso. In battaglia si posizionava di solito tra le ultime file per mantenere compatta la formazione, avvalendosi di un lungo bastone, l’hastile.

I portatori di insegna (aquilifer, signifer, vexillifer, imaginifer) venivano scelti direttamente dai tribuni tra gli uomini più forti e valorosi, e avevano il compito di custodire e trasportare, in marcia e in battaglia, le insegne dei vari reparti, difendendole con la vita.

Seguivano una carriera particolare, che partiva da una fase di apprendistato e aveva di solito come culmine il prestigioso incarico di aquilifer, cioè portatore dell’insegna dell’aquila della legione; non erano tuttavia infrequenti ulteriori promozioni al grado di centurione.

I suonatori, o aeneatores, erano il tubicen (suonatore di tuba), il cornicen (suonatore del cornu) e il bucinator (suonatore della bucina), e avevano l’incarico di trasmettere, con il rispettivo strumento, le segnalazioni e i comandi ricevuti dal centurione o dalle posizioni superiori.

Il tesserarius era la figura incaricata di trasmettere la parola d’ordine (tessera) e gli ordini del centurione all’interno della centuria, e probabilmente di mantenere il collegamento tra la centuria e il comando superiore.

Tutte queste figure erano immunes, cioè esonerate, dai servizi e dai lavori più pesanti, e di norma percepivano una paga superiore a quella degli altri legionari, nella misura di una volta e mezza o del doppio della paga ordinaria (venivano anche detti sesquiplicarii o duplicarii).

Per un legionario semplice (miles gregarius), il primo gradino della carriera consisteva nell’acquisizione della qualifica di immunis, ovvero dell’esonero dai servizi e dai lavori pesanti (chi invece vi era tenuto era denominato munifex): ciò poteva avvenire rapidamente se il legionario aveva competenze o capacità che gli permettevano di svolgere compiti o incarichi particolari. Tra questi, i topografi (mensores), gli infermieri (capsarii), gli artiglieri (ballistarii), i fabbri (ferrarii), gli idraulici (aquilices), i tagliapietre (lapidarii) e gli scrivani (librarii). Il gradino successivo della carriera militare consisteva nell’accesso al rango di principalis. Nulla impediva a un semplice legionario di percorrere tutti i gradini e diventare prima centurione e poi, dopo aver avuto accesso alla carriera equestre, addirittura tribuno. I comandanti di legione, invece, almeno nell’alto Impero, potevano provenire solo dalla classe senatoria.